gli ex lavoratori della Finmek non mollano
Gli ex lavoratori della Finmek sono stati i primi a denunciare presso la procura di s. maria c. v. che Carlo Fulchir stava preparando un grande crack
La Tenda della ( loro )Vergogna
COMUNICATO STAMPA
Noi ex lavoratori della Finmek dello stabilimento di S. Maria C. V., il 26 febbraio del 2004 abbiamo presentato presso la
Procura della Repubblica una denuncia querela contro il signor Carlo Fulchir per truffa e appropriazione indebita per non
avere ricevuto le nostre spettanze: TFR ed incentivo al termine del nostro rapporto di lavoro. Siamo fieri ed orgogliosi di
essere stati i primi a denunciare all’autorità giudiziaria gli imbrogli che di lì a poco sarebbero scoppiati clamorosamente,
infatti nel mese di maggio 2004 la Finmek viene dichiarata insolvente e messa in amministrazione straordinaria. La cosa
migliore sarebbe stata che le organizzazioni sindacali territoriali Fim-Fiom-UIlm avrebbero preso loro l’iniziativa di andare
in Procura e denunciare quello che stava per accadere. Non l’hanno fatto, hanno preferito tacere, anche perché sono loro che
hanno favorito e non hanno ostacolato la cessione del ramo d’azienda ad un imprenditore che di imprenditore non ha proprio
niente. I segretari provinciali di Fim-Fiom-Uilm sono stati loro che hanno steso tappeti rossi e lanciato corone di alloro e
petali di rosa al passaggio di Alì Babà e i quaranta ladroni.
I sindacati hanno una grande responsabilità in questo saccheggio industriale in quanto si sono trasformati da difensori dei
lavoratori a cortigiani dei padroni che li hanno assecondati in ogni loro iniziativa favorendo ristrutturazioni industriali
selvagge e scellerate che hanno portato soltanto disoccupazione, povertà e miseria.
Noi aspettiamo e desideriamo vivamente che questi sindacalisti, che sono stati la causa della nostra rovina e con la loro
incapacità e incompetenza hanno contribuito pesantemente alla chiusura dello stabilimento, ci denuncino. E non è detto che se
non lo fanno loro non lo faremo noi a loro.
A distanza di cinque anni, abbiamo ancora nelle orecchie le assemblee tenute in fabbrica dai sindacalisti che in un coro
unanime lodavano e benedicevano Carlo Fulchir come l’uomo della provvidenza e che avrebbe rilanciato l’azienda. Senza ombra
di dubbio a testimonianza di quanto affermiamo si possono leggere tranquillamente le cronache e le interviste riportate dai
giornali del 2001.
La provincia di Caserta, negli ultimi dieci anni, è stata invasa da banditi travestiti da imprenditori dove hanno trovato una
classe politica compiacente che ha consentito di accaparrarsi non solo siti industriali, ma anche finanziamenti statali ed
europei finalizzati al rilancio delle attività produttive ma che in realtà sono stati deviati in altre strade e non certo
per il recupero e il rilancio delle aziende locali che per oltre quarantanni hanno garantito sviluppo, lavoro ed occupazione,
facendo diventare la nostra provincia una delle più importanti dal punto di vista industriale. Infatti fino a pochi anni fa
sul nostro territorio erano presenti i gruppi industriali più importanti sia a livello nazionale che europeo: Italtel,
Olivetti, Indesit, Siemens, Tre M, Face, soltanto per citarne qualcuno.
Di questo degrado sia i politici che i sindacati se ne devono vergognare e si devono mettere uno di fronte all'altro e
recitare il mea culpa e fare severa autocritica.
Come noi non possiamo apprendere con grande soddisfazione la notizia dell’arresto della banda Fulchir accusata di reati
gravissimi: associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, riciclaggio, aggiotaggio,
truffa e malversazione ai danni dello Stato.
Dal 9 dicembre del 2004 effettuiamo un presidio permanente sotto la pensilina antistante lo stabilimento di S. Maria C. V.,
siamo rimasti letteralmente allibiti nell’apprendere la notizia che i due colombelli Carlotto e Doris si accingevano a fare
una crociera nel mediterraneo per festeggiare i venticinquenni di matrimonio. Noi che abbiamo veri e seri problemi di mettere
il piatto sulla tavola nel conoscere quei particolari siamo rimasti scioccati nel pensare che qualcuno scialacqua e si
diverte con i nostri soldi. Noi che dal nostro lessico abbiamo cancellato molte parole che non comprendiamo più il
significato: come: ferie, vacanze, viaggi, ristoranti, parrucchiere e tante altre.
Noi ringraziamo non una volta ma mille volte il pm Paola De Franceschi e il gip Cristina Cavaggion della Procura di
Padova che con coraggio portano avanti una difficile e complessa indagine per smascherare personaggi biechi che per l’avidità
del danaro non hanno esitato un istante a derubare in un modo a dir poco vergognoso i ceti sociali più deboli e più
indifesi.
Noi che abbiamo subito una serie infinita di abusi, di offese e di ingiustizie come:
• Essere stati messi in cigs e in mobilità in dispregio della legge 223/91.
• Non aver avuto le spettanze dovute al termine dei trentacinque anni di lavoro.
• Non avere avuto il versamento dei contributi previdenziali per andare in pensione.
• Perdere il posto di lavoro a causa degli intrallazzi esistenti tra azienda e chi ha la funzione di controllare.
non possiamo che gioire al tintinnio delle manette e questo lo diciamo e lo confermiamo in piena coscienza, perché solo chi
come noi ha sofferto e soffre in silenzio lo può capire.
A causa di questi mascalzoni, forse, non tutti sanno che molti lavoratori, in seguito al perdita del posto di lavoro,
non possono mandare più i figli all’università per mancanza di soldi, non possono pagare le rate del mutuo, non possono far
fronte al pagamento delle bollette delle utenze: Enel, Telecom, spazzatura, bollo auto, assicurazioni, Ici e tante altre
maledettissime gabelle.
Forse non tutti sanno che molti lavoratori non escono più di casa per vergogna ed altri, ed è la cosa più grave, si
sono dati all’alcool, e altri ancora ogni mattina escono di casa facendo finta di andare a lavorare!!!
Tutto questo perché? Solo perché un gruppo di canaglie che ha voluto arricchirsi a discapito di migliaia di
lavoratori onesti. Questa gente deve marcire in galera. Il nostro cuore è diventato di pietra, nelle nostre vene non scorre
più sangue ma veleno quello che ci è stato fatto ingoiare.
S. Maria C. V. 09 giugno 2007, dai cancelli dello stabilimento Finmek Access
Gli ex lavoratori della Finmek
La Tenda della (loro) Vergogna
Via Appia Località Cappuccini
S. Maria C. V. (81055) Caserta
Infoline 334-3608972
email: ripenni@tin.it
COMUNICATO STAMPA
Noi ex lavoratori della Finmek dello stabilimento di S. Maria C. V., il 26 febbraio del 2004 abbiamo presentato presso la
Procura della Repubblica una denuncia querela contro il signor Carlo Fulchir per truffa e appropriazione indebita per non
avere ricevuto le nostre spettanze: TFR ed incentivo al termine del nostro rapporto di lavoro. Siamo fieri ed orgogliosi di
essere stati i primi a denunciare all’autorità giudiziaria gli imbrogli che di lì a poco sarebbero scoppiati clamorosamente,
infatti nel mese di maggio 2004 la Finmek viene dichiarata insolvente e messa in amministrazione straordinaria. La cosa
migliore sarebbe stata che le organizzazioni sindacali territoriali Fim-Fiom-UIlm avrebbero preso loro l’iniziativa di andare
in Procura e denunciare quello che stava per accadere. Non l’hanno fatto, hanno preferito tacere, anche perché sono loro che
hanno favorito e non hanno ostacolato la cessione del ramo d’azienda ad un imprenditore che di imprenditore non ha proprio
niente. I segretari provinciali di Fim-Fiom-Uilm sono stati loro che hanno steso tappeti rossi e lanciato corone di alloro e
petali di rosa al passaggio di Alì Babà e i quaranta ladroni.
I sindacati hanno una grande responsabilità in questo saccheggio industriale in quanto si sono trasformati da difensori dei
lavoratori a cortigiani dei padroni che li hanno assecondati in ogni loro iniziativa favorendo ristrutturazioni industriali
selvagge e scellerate che hanno portato soltanto disoccupazione, povertà e miseria.
Noi aspettiamo e desideriamo vivamente che questi sindacalisti, che sono stati la causa della nostra rovina e con la loro
incapacità e incompetenza hanno contribuito pesantemente alla chiusura dello stabilimento, ci denuncino. E non è detto che se
non lo fanno loro non lo faremo noi a loro.
A distanza di cinque anni, abbiamo ancora nelle orecchie le assemblee tenute in fabbrica dai sindacalisti che in un coro
unanime lodavano e benedicevano Carlo Fulchir come l’uomo della provvidenza e che avrebbe rilanciato l’azienda. Senza ombra
di dubbio a testimonianza di quanto affermiamo si possono leggere tranquillamente le cronache e le interviste riportate dai
giornali del 2001.
La provincia di Caserta, negli ultimi dieci anni, è stata invasa da banditi travestiti da imprenditori dove hanno trovato una
classe politica compiacente che ha consentito di accaparrarsi non solo siti industriali, ma anche finanziamenti statali ed
europei finalizzati al rilancio delle attività produttive ma che in realtà sono stati deviati in altre strade e non certo
per il recupero e il rilancio delle aziende locali che per oltre quarantanni hanno garantito sviluppo, lavoro ed occupazione,
facendo diventare la nostra provincia una delle più importanti dal punto di vista industriale. Infatti fino a pochi anni fa
sul nostro territorio erano presenti i gruppi industriali più importanti sia a livello nazionale che europeo: Italtel,
Olivetti, Indesit, Siemens, Tre M, Face, soltanto per citarne qualcuno.
Di questo degrado sia i politici che i sindacati se ne devono vergognare e si devono mettere uno di fronte all'altro e
recitare il mea culpa e fare severa autocritica.
Come noi non possiamo apprendere con grande soddisfazione la notizia dell’arresto della banda Fulchir accusata di reati
gravissimi: associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, riciclaggio, aggiotaggio,
truffa e malversazione ai danni dello Stato.
Dal 9 dicembre del 2004 effettuiamo un presidio permanente sotto la pensilina antistante lo stabilimento di S. Maria C. V.,
siamo rimasti letteralmente allibiti nell’apprendere la notizia che i due colombelli Carlotto e Doris si accingevano a fare
una crociera nel mediterraneo per festeggiare i venticinquenni di matrimonio. Noi che abbiamo veri e seri problemi di mettere
il piatto sulla tavola nel conoscere quei particolari siamo rimasti scioccati nel pensare che qualcuno scialacqua e si
diverte con i nostri soldi. Noi che dal nostro lessico abbiamo cancellato molte parole che non comprendiamo più il
significato: come: ferie, vacanze, viaggi, ristoranti, parrucchiere e tante altre.
Noi ringraziamo non una volta ma mille volte il pm Paola De Franceschi e il gip Cristina Cavaggion della Procura di
Padova che con coraggio portano avanti una difficile e complessa indagine per smascherare personaggi biechi che per l’avidità
del danaro non hanno esitato un istante a derubare in un modo a dir poco vergognoso i ceti sociali più deboli e più
indifesi.
Noi che abbiamo subito una serie infinita di abusi, di offese e di ingiustizie come:
• Essere stati messi in cigs e in mobilità in dispregio della legge 223/91.
• Non aver avuto le spettanze dovute al termine dei trentacinque anni di lavoro.
• Non avere avuto il versamento dei contributi previdenziali per andare in pensione.
• Perdere il posto di lavoro a causa degli intrallazzi esistenti tra azienda e chi ha la funzione di controllare.
non possiamo che gioire al tintinnio delle manette e questo lo diciamo e lo confermiamo in piena coscienza, perché solo chi
come noi ha sofferto e soffre in silenzio lo può capire.
A causa di questi mascalzoni, forse, non tutti sanno che molti lavoratori, in seguito al perdita del posto di lavoro,
non possono mandare più i figli all’università per mancanza di soldi, non possono pagare le rate del mutuo, non possono far
fronte al pagamento delle bollette delle utenze: Enel, Telecom, spazzatura, bollo auto, assicurazioni, Ici e tante altre
maledettissime gabelle.
Forse non tutti sanno che molti lavoratori non escono più di casa per vergogna ed altri, ed è la cosa più grave, si
sono dati all’alcool, e altri ancora ogni mattina escono di casa facendo finta di andare a lavorare!!!
Tutto questo perché? Solo perché un gruppo di canaglie che ha voluto arricchirsi a discapito di migliaia di
lavoratori onesti. Questa gente deve marcire in galera. Il nostro cuore è diventato di pietra, nelle nostre vene non scorre
più sangue ma veleno quello che ci è stato fatto ingoiare.
S. Maria C. V. 09 giugno 2007, dai cancelli dello stabilimento Finmek Access
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Ergänzungen